Stupore.

Sono sempre stata, fin da piccola, una persona molto curiosa, alle volte anche troppo, e per questo ho imparato a pormi continue domande su ciò che non conosco ma che mi circonda.Nei bambini è normale notare maggior stupore che negli adulti per l’inesperienza e la voglia di crescere che essi hanno e, per questo, vivono la loro vita come una continua grande scoperta. Da bambina, l’idea di dovermi approcciare con delle persone, che fossero conoscenti o meno, non mi dispiaceva affatto, tant’è che talvolta porgevo loro domande per conoscere il loro punto di vista e crearmene uno mio. Una bambina curiosa come me non si limitava a guardare ciò che le stava intorno, ma aveva la necessità di osservarlo da vicino e, come ho già detto, farsi un’opinione tutta sua. Ricordo che tra le tante cose che mi stupivano una era incontrare persone a me note in un certo luogo in cui io mi trovavo.

Può sembrare una cosa banale ma, siccome è un quesito che tante volte mi pongo ancora, per me non lo è.

Mentre si passeggia per la strada o si sta intraprendendo un viaggio capita spesso di incontrare casualmente concittadini, parenti, coetanei. Qualcuno può pensare si tratti semplicemente del caso, ma come è possibile che una cosa talmente casuale possa avvenire in un luogo e in un momento ben precisi? Mi sono sempre chiesta se ci fosse qualcosa che ci spingesse a fare determinate cose e che muovesse altre persone a fare ugualmente nel nostro stesso momento e, a maggior ragione, se ci fosse un motivo per il quale noi e la data persona ci dovessimo incontrare. Perché capita che A, la quale ha appena incontrato B, incontri C ma C non riesca ad incontrare B? Ho iniziato a pormi una domanda del genere probabilmente all’età di 11 anni quando, durante le vacanze pasquali, ho visitato la nostra bellissima capitale. Una volta terminato il viaggio e rientrata a scuola, ho scoperto che un mio compagno, il quale è tutt’ora in classe con me, aveva visitato la città di Roma nei giorni precedenti. Mi sono chiesta se senza accorgercene fossimo stati vicini, se magari avessimo visitato gli stessi monumenti a pochi minuti di distanza o se fossimo saliti sullo stesso autobus in momenti diversi. Trovavo e trovo tutt’ora affascinante come il mondo alle volte ci sembri troppo grande e popolato e alle volte no, tanto da permetterci di essere nello stesso luogo in cui si trova qualcuno di nostra conoscenza. Bisogna per forza definire la casualità il motivo di tutto questo o si può trovare una spiegazione alternativa? Probabilmente nessuno saprebbe rispondere ad una domanda simile su due piedi, e tanto meno riflettendoci. Ma è proprio questo il bello dell’essere curiosi: porsi domande sapendo che molte volte non avranno una spiegazione.

Se però è vero che lo stupore, come scrisse C. Pavese, è la molla di ogni scoperta, probabilmente, un giorno, sarò in grado di dare una risposta a tutti i quesiti come questo che fin da piccola mi tormentano.

A.D.

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